ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA

I Bentivoglio
Bologna della Chiesa
Risorgimento
Ottocento
Novecento
La storia


Ercole de Roberti, Ritratti di Giovanni II e Ginevra Sforza (National Gallery, Washington).


GIOVANNI II BENTIVOGLIO (1443-1506)

Figlio di Annibale I Bentivoglio, alla morte del padre (1445) Giovanni II era un bimbo di appena due anni. Fra alterne vicende, il governo di Bologna, retto in forma pseudo signorile dai Bentivoglio, fu guidato da suo cugino Sante (1448-1463), figlio illegittimo di suo zio Ercole.
In gioventù fu capitano di ventura presso le principali potenze italiche (Milano, Firenze, Venezia, Stato della Chiesa, Napoli), fatto che gli permise di allacciare amicizie che si rivelarono utili quando dovette assumere, ventenne, le responsabilità politiche del governo di Bologna.
Alla morte di Sante, ne sposò la vedova Ginevra Sforza, da cui ebbe 11 figli, rappresentati nella pala di Lorenzo Costa conservata nella chiesa di S. Giacomo.
Completò il palazzo grande di via S. Donato, già iniziato da Sante e realizzò molte altre importanti opere pubbliche e architettoniche, quali il portico sul fianco settentrionale di S. Giacomo (1477-1481), la facciata verso Piazza Maggiore del Palazzo del Podestà (1484, su disegno di Aristotele Fioravanti del 1472), la conduzione dell'acqua della sorgente di S. Michele in Bosco per una fontana in piazza e il prolungamento della navigabilità del canale Navile fino a Ferrara.
In politica estera si trovò a svolgere un complicato ruolo di equilibrio fra le potenze italiche, ruolo che gli riuscì, anche quando cominciarono ad affacciarsi sulla scena i re di Francia. Indebolito da congiure interne, prima dei Malvezzi, poi dei Marescotti, cominciò il suo declino, avendo perduto il sostegno della comunità bolognese, esasperata dagli alti costi di una politica estera non sempre favorevole.
Quando nel 1506 papa Giulio II preparò, insieme alle truppe francesi, l'attacco alla città, a Giovanni II non restò che fuggire insieme con Ginevra a Milano, mentre suo figlio maggiore, Annibale II, riparò, insieme con tutto l'archivio della famiglia, a Ferrara, presso il duca d'Este, di cui aveva sposato la figlia Lucrezia.
Giovanni morì nel febbraio del 1507 a Milano, mentre la sua domus magna, vanto della città, nel maggio successivo, dopo un infruttuoso tentativo di Annibale di riprendersi la città, fu completamente distrutta, lasciando solo una montagna di rovine (il Guasto), da cui furono asportati i pezzi decorati più pregevoli e i materiali da costruzione.


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