ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA



La città protagonista

Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Pianta prospettica della città, 1575



CATTEDRALE DI S. PIETRO, via Indipendenza

Secondo la tradizione locale la primitiva sede episcopale sarebbe da riconoscere nella chiesa dei Ss. Naborre e Felice oggi Badia militare, nel suburbio occidentale della città tardoantica, ma la critica recente ritiene invece che la cattedrale di Bologna, dedicata a s. Pietro, abbia da sempre occupato il sito attuale, molto importante in passato, perché fronteggiò il mercato romano prima ed il castello imperiale poi, distrutto dai Bolognesi nel 1115.
Anche se mancano testimonianze scritte ed archeologiche, le antiche origini e la collocazione entro le mura paiono confermate da una convergenza di dati, tra cui la presenza accanto alla chiesa di un battistero, ottagonale come la maggior parte dei battisteri paleocristiani, oggi scomparso, ma menzionato a partire dal 1054 e documentato dai disegni di Giuliano da Sangallo e da Giorgio Vasari il Giovane. L’esistenza della cattedrale col titolo di S. Pietro è attestata con sicurezza nell’anno 1045, in seguito le testimonianze si fanno più frequenti, anche in merito al livello culturale raggiunto dal clero del capitolo ed esemplificato dallo splendido codice liturgico - musicale detto “Codice Angelica”, perché conservato a Roma nella Biblioteca Angelica. La chiesa, orientata ad est, era affiancata sul lato meridionale da un esile campanile cilindrico, sul tipo di quelli eretti a Ravenna tra il IX e X secolo, tuttora conservato all’interno dell’attuale torre campanaria quadrata. Distrutta da un incendio nel 1141, la basilica fu prontamente restaurata e consacrata da papa Lucio III nel 1187.
La nuova fabbrica ricalcava la precedente, ma era più lunga, e presentava forme tipiche delle cattedrali padano-lombarde: tre navate divise da pilastri polistili e tre absidi terminali, presbiterio sopraelevato per la presenza della sottostante cripta ad oratorio e copertura a capriate. Pochi resti archeologici di entrambe le chiese si conservano nei locali adiacenti la cripta odierna. Contemporaneamente fu sopraelevato il campanile cilindrico. Nel 1220 nel corso di abbellimenti e restauri, mastro Ventura, direttore del cantiere della cattedrale, aprì sul fianco meridionale (rivolto sull’attuale via Altabella) la porta detta dei Leoni, celebrata dal Vasari per le pregevoli sculture architettoniche e decorative, di cui oggi sopravvivono una colonna tortile con cariatide, posta nella cappella del battistero, e le figure di due leoni e di una leonessa, impiegate come acquasantiere all’interno del tempio. Nel corso dei restauri ai danni causati nel Natale del 1222 da un terremoto, mastro Alberto, ingegnere del Comune, subentrato nel cantiere nel 1238, aggiunse alla facciata un grandioso rosone, atterrò forse l’antico battistero ottagonale e costruì il nuovo campanile quadrato, già terminato nel 1254, che incapsulò quello cilindrico. A lavori eseguiti tra XIV e XV secolo si devono un portico antistante la facciata, la copertura a volte delle navate e la copertura in piombo e rame della cuspide del campanile.
Nel XVI secolo, causa le precarie condizioni in cui versava la basilica, ne fu decisa la riedificazione ed il progetto fu affidato a Domenico Tibaldi che nel 1570 iniziò i lavori dalla zona absidale, con conseguente modifica della cripta medievale e del presbiterio, trasformato in un ampio vano quadrato absidato, con alto tiburio e volta. Fu ricostruito anche il complesso dell’Arcivescovado, che inglobò anche la chiesetta dei Ss. Sinesio e Teopompo, ritenuta dell’XI secolo. Il corpo absidale fu invece ricostruito da Floriano Ambrosini, che demolì quanto restava della vecchia chiesa, inclusa la porta dei Leoni (1608) ma lasciò incompiuta la parte terminale della cattedrale e la facciata. I lavori furono ultimati solo nel XVIII secolo, dopo alterne vicende architettoniche e più di un secolo di stasi, quando, grazie all’intervento di Prospero Lambertini, arcivescovo di Bologna dal 1731 al 1740 e poi papa col nome di Benedetto XIV, il progetto fu affidato ad Alfonso Torreggiani che completò la chiesa demolendo il portico quattrocentesco e sostituendolo con un’imponente facciata. Alla consacrazione, avvenuta nel 1757, il pontefice non potè intervenire, ma donò alla “sua” cattedrale ricchi paramenti sacri e preziosa suppellettile, che tuttora si conservano nella sagrestia con altri tesori. Da allora S. Pietro non ha mutato sostanzialmente aspetto, escludendo la sostituzione del timpano torregianesco di facciata con quello classicheggiante di Francesco Tadolini (1776). Agli inizi dei questo secolo scavi archeologici diretti da mons. Luigi Breventani e condotti sotto il pavimento della chiesa riportarono in luce i resti delle due cattedrali romaniche, visibili nei locali con accesso alla cripta: due pilastri polistili sovrapposti, pertinenti l’uno alla chiesa bruciata nel 1141, l’altro a quella consacrata nel 1187, ed un tratto di muro perimetrale esterno, con caratteristiche appendici rostrate. L’interno di S. Pietro colpisce per l’ampiezza straordinaria della navata centrale, per cui le navate laterali risultano strette e buie, e per l’altezza (40 metri al centro della volta), che contrastano con lo scarso sviluppo longitudinale. Scomparse le testimonianze architettonico-decorative ed artistiche di età medievale e gotica, restano le opere di artisti celebri dal XV secolo in poi: Guido Aspertini, il Bagnacavallo, Prospero Fontana, Ludovico Carracci, Donato Creti. Senza dimenticare il bellissimo gruppo ligneo, posto sull’altare maggiore, di Cristo in croce fra la Vergine e S. Giovanni Evangelista (XII secolo) che in origine dominava il pontile della cattedrale romanica, e il Compianto del Cristo morto, nella prima cappella di destra, già in cotto policromo, eseguito da Alfonso Lombardi tra il 1522 e il 1526. La cripta, consacrata nel 1752 dal card. Paleotti, è dedicata ai protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, di cui si conserva parte delle reliquie. Recentemente restaurata, conserva epigrafi e testimonianze diverse del glorioso passato dell’episcopio bolognese. (P. P.)

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Cattedrale di S. Pietro. Vista zenitale (Microsoft Virtual Earth) Cattedrale di S. Pietro. Ripresa da sud-ovest con angolazione di 45° (Microsoft Virtual Earth)

L'immagine è stata concessa ad esclusivo scopo di studio al Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Bologna dai Musei Vaticani che ne detengono il copyright. Non ne è consentita la riproduzione né totale né parziale.

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