ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA



La città protagonista

Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Pianta prospettica della città, 1575


S. CRISTINA DI FONDAZZA, via Fondazza 44

Monastero camaldolese di antichissima istituzione, posto dapprima a Stifonte presso Ozzano. La comunità monastica si trasferì a Bologna nel 1245. Fu finanziata dal Comune nel 1259 con 60 lire quale contributo per la costruzione della chiesa, e con un'elemosina di 50 corbe di grano per il mantenimento delle monache.

Governato per secoli dai benedettini di Camaldoli, il monastero passò nel 1627 sotto la giurisdizione dell'Ordinario. Dotato di una notevole solidità economica, ma carente dal punto di vista disciplinare, nella prima metà del secolo XVI fu sottoposto a riforma da parte di alcune monache di San Maglorio di Faenza. Da quel momento l'istituto si arricchì di nuove professe che raggiunsero il numero di 40 nel 1573. Alla metà del Cinquecento, in considerazione anche dell'aumento della popolazione monastica, il monastero iniziò lavori di ristrutturazione interna, abbellendo l'edificio con vetrate di Murano. Nel 1557 furono costruiti i muri di confine del convento, nel 1572 i parlatori e pochi anni dopo si avviò la costruzione della chiesa, che venne ulteriormente ingrandita nel 1602 ed ultimata nella forma che ancora oggi possiamo vedere. I dieci altari della chiesa esteriore, che era anche parrocchiale, furono eretti e ornati a spese delle monache, tutte appartenenti a famiglie nobili cittadine. Il monastero fu soppresso nel 1799 e i locali furono posti in vendita. (G. Z.)

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Convento di S. Cristina di Fondazza. Vista zenitale (Microsoft Virtual Earth) Convento di S. Cristina di Fondazza. Ripresa da nord-ovest con angolazione di 45° (Microsoft Virtual Earth)

L'immagine è stata concessa ad esclusivo scopo di studio al Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Bologna dai Musei Vaticani che ne detengono il copyright. Non ne è consentita la riproduzione né totale né parziale.

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