ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA



La città protagonista

Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Pianta prospettica della città, 1575



S. MARIA MAGGIORE, via Galliera  10

L’edificio, che oggi prospetta sua via Galliera, è il risultato di demolizioni e ristrutturazioni succedutesi nel tempo e culminate nel XVII secolo.
L’intitolazione alla Vergine con l’appellativo di “Maggiore” rimanda ad una grande antichità, ma sulla chiesa la documentazione letteraria ed archeologica al momento è quasi inesistente. La tradizione ne fissa le origini al VI secolo, ma della sua esistenza si ha notizia solo nel 1074 nella bolla di Gregorio VII con la quale il pontefice, rifacendosi a riconoscimenti papali precedenti, conferma al vescovo di Bologna, Lamberto, i beni della chiesa bolognese e tra le istituzioni religiose ricorda anche la nostra.
Alla seconda metà dell’XI secolo circa sono stati datati resti monumentali superstiti sul fianco sud della navata maggiore, dove si scorgono, tra l’altro, archetti pensili ed una elegante cornice in cotto. La notizia riportata dalle cronache della consacrazione della chiesa avvenuta nel 1187 da parte di papa Gregorio VIII lascia intuire importanti lavori edilizi, la cui consistenza tuttavia ci sfugge. A quest’epoca deve risalire anche la torre campanaria quadrata. L’annesso monastero fu retto per lungo tempo da monache benedettine, menzionate a partire dal 1136, che furono sostituite da un collegio di canonici nel 1243 durante l’episcopato di Ottaviano Ubaldini.
I canonici, sciolti nel 1798, si ristabilirono nel 1924 presso la basilica dei Ss. Bartolomeo e Gaetano. Nel 1464 l’edificio medievale fu ampliato e rinnovato per iniziativa del canonico Giovan Battista Gherardi. Furono aggiunte due campate e costruita una nuova abside, un cassettonato ligneo coprì il tetto a capriate, il campanile venne sopraelevato ed alla facciata si aggiunsero un atrio ed un finestrone rotondo centrale a vetri policromi.
La manomissione più grave avvenne nel 1665, quando l’asse fu ruotato di 180° per portare la facciata da via de’ Preti su via Galliera, provocando così la distruzione dell’abside, dell’atrio quattrocentesco e del cassettonato, sostituito da copertura a volta. Venne così trasferito anche il cimitero che era ubicato tra l’abside antica e la via Galliera, pressappoco nell’area ora occupata dal grande porticato di accesso alla basilica. La chiesa assunse allora l’aspetto attuale, che tuttavia conserva ancora nelle strutture testimonianze del suo antico passato.
Alla facciata, ultimata nel 1955 da Giuseppe Coccolini, corrisponde la tripartizione interna movimentata da cinque cappelle laterali per parte e tre absidali, dove si ammirano tele di celebri artisti quali Giovan Francesco Bezzi detto il Nosadella, il Sammachini, il Tiarini, Franceschino Carracci e il Creti. Grazie alla documentazione e a recenti indagini è stato possibile riconoscere fasi costruttive diverse ed acquisire alcuni dati sulla chiesa antica, che aveva anch’essa tre navate, la stessa ampiezza ed era orientata ad est come tutte le antiche chiese bolognesi. Volgeva quindi l’abside verso il vecchio corso dell'Aposa, che la separava dall’attuale via Galliera, finché nel Duecento il torrente venne deviato.
Lo studio delle murature superstiti e dei rapporti planimetrici di questo edificio ha rilevato una più antica fase edilizia datata al VI secolo per analogia con l’edilizia sacra paleocristiana di Ravenna e del Ravennate, dove è comune anche la scansione di finestre incluse in arcate a tutto sesto, che si dispiega sul fianco nord della navata maggiore della nostra chiesa, che da su via de’ Preti. È interessante osservare che a Ravenna, da cui Bologna dipendeva allora ecclesiasticamente, fu eretta nella prima metà del secolo una chiesa omonima di S. Maria Maggiore, dopo che il Concilio di Efeso del 431 aveva sancito il culto mariano e la sua diffusione. Solo ricerche archeologiche condotte nella chiesa e nelle adiacenze potranno fare definitiva luce sulle vicende edilizie dell’edificio e sul suo rapporto con l’urbanistica bolognese tardoantica e medievale. In S. Maria Maggiore nel secolo XIX fu trovato anche un mosaico, di cui però ben poco si può dire, perché è andato perduto. (P. P.)



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Basilica Collegiata di S. Maria Maggiore. Vista zenitale (Microsoft Virtual Earth) Basilica Collegiata di S. Maria Maggiore. Ripresa da est con angolazione di 45° (Microsoft Virtual Earth)

L'immagine è stata concessa ad esclusivo scopo di studio al Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Bologna dai Musei Vaticani che ne detengono il copyright. Non ne è consentita la riproduzione né totale né parziale.

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