ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA



La città protagonista

Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Appartamenti privati del Papa, Sala Bologna, Pianta prospettica della città, 1575



PALAZZINA DELLA VIOLA, via Filippo Re

In mezzo al vasto parco posto a ridosso delle mura della città, nell'angolo nord-est, nel 1497 Annibale II Bentivoglio fece costruire due edifici, di cui uno è l'attuale palazzina detta La Viola, antico casino di caccia così denominato per le viole mammole che fiorivano nei giardini circostanti. Opera di un ignoto maestro lombardo, la bella ed elegante palazzina, a pianta quadrata e a due piani, grazie a una serie di restauri compiuti nel 1907 e nel 1928, e poi nel 1948 in seguito ai danni subiti dalla guerra, ha ritrovato le sue chiare e armoniche linee di edificio rinascimentale, caratterizzato dal porticato avvolgente il nucleo centrale e dalle aeree logge architravate, esempio unico nell'architettura bentivolesca.
Non chiara è la storia degli edifici della Viola nei tempi successivi alla fuga dei Bentivoglio. Dapprima, nel 1511, vi ebbe sede l'Accademia del Viridario ad opera di Giovanni Filoteo Achillini, poi l'altra della Viola o dei Desti; poi nel 1540 il cardinale Bonifacio Ferrero (o Ferrerio) l'acquistò dai Pepoli, che l'avevano ereditata dai Salicini in data ignota, per adibirla a sede del Collegio da lui fondato e che, a causa della sua improvvisa morte, fu aperto soltanto nel 1545 sotto il patronato del marchese di Masserano, Filiberto Ferrero Fieschi. Il collegio, che ebbe una cappella dedicata a S. Bonifacio Martire, accolse per circa due secoli dodici studenti provenienti da alcune diocesi piemontesi e fu probabilmente in tale occasione che la palazzina subì rimaneggiamenti in relazione al nuovo uso: scomparvero gli affreschi sostituiti da altri, vennero tagliate sale per far stanze, chiusi loggiati e mutato alla francese il bel giardino rinascimentale fine Quattrocento. Quando il Collegio fu soppresso, nel 1797, l'edificio passò agli Zambeccari, poi agli Aldini, quindi ai Viscardi Ceneri, finché, nel 1803, fu acquistato dal Governo della Repubblica italiana e destinato alla Facoltà di Agricoltura e ad Orto Botanico (fondato da Nicolò Scannagatta nel 1804). Dopo essere stato adibito a magazzino di attrezzi, subendo danni e manomissioni, nel 1906 fu acquistato da un istituto bancario per essere adibirlo a sede della Scuola Superiore di Agraria, praticandovi i necessari restauri riguardanti anche gli affreschi. Infine nel 1944 un bombardamento aereo distrusse l'angolo nord-est dell'edificio, che fu ricostruito nel 1946-47 ripristinando le parti antiche.
Ad ammantare di pitture le pareti delle due palazzine di caccia vennero chiamati il Francia, il Costa, il Chiodarolo e l'Aspertini, autore anche delle decorazioni  nel soffitto a cassettoni della villa tuttora esistente. In essa oggi si conservano gran parte degli affreschi con scene mitologiche eseguiti nel 1541 nelle logge da Innocenzo da Imola, quelli del salone del primo piano, opere del 1550 di Prospero Fontana (Storie di Costantino e di papa Silvestro) e il fregio di Niccolò dell'Abate o del Nosadella. (D. R.)


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Area della palazzina della Viola. Vista zenitale dal satellite (Google Earth) Area della palazzina della Viola. Ripresa da est con angolazione di 45° (Microsoft Virtual Earth)

L'immagine è stata concessa ad esclusivo scopo di studio al Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Bologna dai Musei Vaticani che ne detengono il copyright. Non ne è consentita la riproduzione né totale né parziale.

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