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ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA

I PRIMORDI QUALCHE ESPERIENZA ADEGUAMENTO SOFTWARE DATABASE RELAZIONALI
MULTIMEDIA E RETI TELEMATICHE


La multimedialità: ipertesti e reti telematiche

La novità tecnologica ha però presentato anche il rovescio della medaglia, perché insieme alla duttilità e alla capacità dei programmi di piegarsi alle esigenze dello storico, bisognava che lo storico fosse in grado di piegarsi all'uso di strumenti che diventavano di giorno in giorno sempre più sofisticati e complessi da gestire, proprio perché contenevano la possibilità di applicazioni complesse e sofisticate. Inoltre, nonostante lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie, il rinnovo continuo di macchine che esigevano sempre maggiore potenza di memoria per gestire programmi e dati sempre più complessi, ha creato in alcuni settori della ricerca storica - tradizionalmente "povera" - difficoltà di reperimento delle risorse necessarie al rinnovo tecnologico.

Nei dieci o dodici anni che segnano l'inizio della diffusione delle applicazioni informatiche nell'ambito storico, molti studiosi si sono dotati di personal computer, collocandoli nel proprio studio di casa o di Università, usati per lo più per programmi di scrittura, ma anche per elaborazioni non troppo complesse di dati (DB3, Access, Excel e simili).

Ad un certo punto però, proprio quando gli strumenti di base cominciavano ad essere patrimonio abbastanza diffuso di molti, sono subentrate nuove possibilità di lavoro e di applicazioni, attraverso quella che, con un nome generico, si chiama multimedialità. Con questo termine si intende l'elaborazione di testi, di immagini e di filmati che per lo più finiscono nella struttura ipertestuale di un prodotto informatico che consente all'utente di eseguire una navigazione personalizzata.

Paradossalmente, questa nuova frontiera delle applicazioni informatiche ha messo in crisi tutti quei ricercatori che non hanno avuto le risorse per riqualificare gli strumenti e i metodi di lavoro: infatti la multimedialità esige macchine dalla memoria potente e quindi costose, programmi sofisticati e capacità di programmazione informatica che raramente lo specialista nella ricerca storica acquisisce, dato che si tratta di una professionalità che richiede una formazione specifica proprio nel campo informatico. Tali esigenze hanno determinato quindi un restringimento del numero di storici che si dedicano a tali attività, perché non è più possibile svolgere questo tipo di lavoro personalmente a casa propria o sulla propria scrivania: sono necessari laboratori che si possono trovare solo presso centri di eccellenza, universitari e privati, dotati di strumenti e di tecnici formati per adeguarsi alle esigenze della ricerca e non per adeguare la ricerca agli strumenti, come era accaduto ai primordi delle applicazioni informatiche alla storia. Si tratta di un nodo delicato nell'ambito della ricerca storica, perché si rischia di nuovo la divisione del lavoro fra professionalità diverse, mentre è solo sulla base della conoscenza dei reciproci ambiti di sviluppo scientifico che è possibile dar vita a ricerche di frontiera, come sono quelle in cui la storia e l'informatica camminano di pari passo (nota 1).

A parte tutto il settore della didattica attualmente in grande espansione, il campo applicativo dei prodotti multimediali nell'ambito degli studi storici è diventato sterminato, soprattutto per quello che riguarda la diffusione dei risultati. Infatti la confezione di un ipertesto non consente solo una nuova maniera di presentare i risultati della ricerca. Al contempo esige grande chiarezza e ordine nell'esposizione e, permettendo di "vedere" complessivamente il lavoro già compiuto o in via di compimento, determina la possibilità di aprire sempre nuovi campi di indagine, ovviamente proporzionalmente ai contenuti delle fonti e alla fantasia dello storico. È necessario, in questa fase di veloce evoluzione degli strumenti, abituarsi all'idea che una ricerca non ha il suo sbocco solo in una pubblicazione a stampa, ma può averlo, e nel futuro lo avrà sempre di più, anche in un supporto non cartaceo, capace di contenere innumerevoli immagini e informazioni alfanumeriche.

Strutturati in tale modo i risultati delle ricerche, la loro immissione nella grande autostrada informatica della rete Internet è cosa possibile: la fruizione di tali risultati da parte di tutti coloro che vi vogliono accedere presenta ovviamente dei problemi di copyright per ora non completamente risolti. Però questo sistema ha l'inestimabile pregio di saggiare subito l'impact factor della nuova ricerca e di metterla a punto se la comunità scientifica lo esige.

Queste considerazioni sono valide per tutti i campi della ricerca storica, non solo quella relativa alla storia urbana, che invece presenta anche un altro importante settore di applicazioni informatiche. Si tratta di una nuova frontiera per strumenti e metodologie, perché riguarda la ricostruzione tridimensionale della città nelle sue diverse fasi storiche.




nota 1
Questa problematica è stata ben compresa anche dalle competenti autorità ministeriali, che fin dal 1996 hanno consentito l'attivazione di un dottorato di ricerca in Storia e Informatica presso l'Università di Bologna (coord. F. Bocchi), proprio per favorire la sperimentazione di sempre nuove tecnologie e metodologie nella ricerca storica su basi informatiche.


Antonio Conti, Rilievo delle mura, 1756, particolare del porto (Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, raccolta Gozzadini, cart. 27).


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