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ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

CENTRO
«GINA FASOLI»
PER LA STORIA
DELLE CITTA

I PRIMORDI QUALCHE ESPERIENZA ADEGUAMENTO SOFTWARE DATABASE RELAZIONALI


L'estimo di Bologna del 1385

Fu però necessario organizzare il lavoro in maniera meno "artigianale" e più "industriale", per superare le difficoltà dell'approccio a fonti di straordinario interesse per la storia sociale ed economica e per la demografia storica, perché riguardavano l'intera popolazione, ma che continuavano ad avere il grande difetto di essere di dimensione smisurata, soprattutto se riguardavano una grande città. Alcuni seguirono la strada nella quale lo storico non eseguiva personalmente il lavoro dal principio alla fine, ma interveniva solamente nell'impostazione, nel controllo e nell'elaborazione dei contenuti, lasciando la trascrizione dei documenti e il loro riversamento su base informatica ad altri, presidiando quindi un lavoro di squadra che permetteva di concludere in tempi non geologici i lavori.

Però non tutti gli esperimenti sono giunti a buon fine. Qualcuno è fallito per cause non controllabili da chi dirigeva la ricerca. Mi riferisco a quanto è accaduto a chi scrive, a proposito dell'analisi dell'estimo di Bologna del 1385 (nota 1), una fonte di straordinario interesse, perché riguarda le denunce a fini fiscali dei beni immobili di tutti i residenti nel territorio del comune di Bologna e dei residenti in due dei quattro quartieri cittadini. Si trattava quindi di una grande fonte omogenea, che avrebbe consentito la ricostruzione di uno spaccato della società urbana (o almeno di quella metà che è pervenuta) e territoriale in un momento particolare della storia della città. Nel 1385 infatti Bologna stava vivendo l'ultimo periodo della sua storia (1376-1399) in cui il Popolo era tornato al potere, prima dell'instaurarsi definitivo della Signoria e poi del governo pontificio (nota 2). Quello del 1385 fu l'ultimo estimo urbano, fu l'ultima volta in cui i cittadini furono sottoposti ad un accertamento fiscale: fu necessario aspettare molti secoli prima che gli abitanti della città, nei confronti dei quali all'epoca signorile e pontificia si stabilì una forma di privilegio ai danni della popolazione contadina, fossero di nuovo sottoposti alle imposte dirette sugli immobili di loro proprietà. Verso la fine degli anni Settanta lo straordinario interesse di questa fonte ha richiamato l'attenzione degli studiosi bolognesi specialisti di fonti catastali, che analizzavano quel tipo di fonti orientando la ricerca sulla storia economica dell'età moderna, con particolare riferimento all'evoluzione della proprietà terriera all'epoca dell'affermazione del capitalismo nelle campagne (nota 3).

Mentre si affinavano le metodologie di analisi delle fonti catastali per l'età moderna, per altro aggredite in quella fase solo manualmente, parve opportuno trasferirle anche sulla fonte tardo medievale. Toccò al medievista quindi impiantare e guidare il lavoro, partendo dall'analisi del significato politico-istituzionale dell'applicazione dell'imposta diretta in età tardo medievale, per valutarne l'impatto sui diversi strati sociali e per verificare le dinamiche che avevano guidato l'affermazione politica dei ceti popolari (nota 4).

Data la dimensione della fonte (presumibilmente non meno di 10.000 contribuenti fra città e contado, ciascuno con l'elenco del proprio patrimonio), non era nemmeno pensabile trattare i dati manualmente, anche se era chiaro che certe fasi del lavoro e di preparazione non potevano che essere manuali.

A quell'epoca non erano ancora disponibili i personal computer, per cui fu necessario rivolgersi a chi aveva gli strumenti per realizzare il lavoro. Si reclutò una squadra di giovani studiosi che ebbero il compito di leggere e interpretare la fonte e di trasferirne i dati su schede cartacee, in larga parte con campi codificati, impostate in modo tale che altre persone, con altra professionalità, potessero poi trasferirle su supporti magnetici. Oggi sembra che si parli di preistoria, perché la disponibilità e la facilità d'uso di database relazionali (Access, File Maker Pro, ecc.) permettono allo studioso di eseguire direttamente il lavoro, evitando una quantità infinita di errori, che si verificavano in particolare nel passaggio dalle schede cartacee a quelle informatiche, dato che esse venivano lavorate da personale del tutto estraneo a qualsiasi informazione storica e quindi non in grado di interpretare correttamente il lavoro.

La trasposizione dei dati dall'archivio storico alle schede cartacee, poi i controlli e le correzioni dei listati, effettuati nella fase intermedia del passaggio dalle schede cartacee a quelle informatiche, hanno portato via anni e anni di lavoro, sebbene le persone che lavoravano al progetto fossero numerose. Il concetto di tempo di lavoro dello storico non era però lo stesso delle tecnologie informatiche: un periodo considerato breve per la ricerca storica, risulta esageratamente lungo per l'informatica. Infatti ad un certo momento è accaduto che gli strumenti che avrebbero dovuto essere utilizzati per elaborare i dati raccolti non furono più disponibili, in quanto superati, e risulta ancora difficile riciclare i dati già raccolti per il loro trattamento.

La ricerca sugli estimi bolognesi del 1385 è quindi rimasta, fino ad ora, incompiuta (nota 5), ma le esperienze maturate con quel lavoro sono state fondamentali nel far avanzare le metodologie di applicazione dell'informatica alle scienze storiche.




nota 1
A.S.Bo., Comune, Estimi, 1385, Città, registri 2. Cfr. F. Bocchi, Dall'archivio storico al calcolatore, in "Rivista IBM", 28 (1992), pp. 30-42.

nota 2
2. Storia di Bologna, a cura di A. Ferri e G. Roversi, Bologna 1984 e R. Dondarini, Il tramonto del Comune e la Signoria bentivolesca, in R. Dondarini, C. De Angelis, Da una crisi all'altra, Atlante Storico di Bologna, a cura di F. Bocchi, vol. III, Bologna 1997, pp. 33-37.

nota 3
Ci si riferisce alla scuola di Luigi Dal Pane, e agli studi di Renato Zangheri, Carlo Poni, Franco Cazzola, Giogio Porisini, Claudio Rotelli.

nota 4
F. Bocchi, Le imposte dirette a Bologna nei secoli XII e XIII, in "Nuova Rivista Storica", VII (1973), pp. 273-312

nota 5
Recentemente (2004) è stato eseguito il restauro del vecchio file nell'ambito del lavoro di tesi per il conseguimento del Dottorato di ricerca in Storia e Informatica ad opera del dott. Luca Bernardini, che ha trasformato i dati in modo da poterli elaborare con gli strumenti attualmente disponibili.


Bologna, Via S. Apollonia prima del 1913: a destra gli edifici demoliti per la costruzione degli istituti universitari (foto Arnaldo Romagnoli, Collezione d'Arte e di Storia della Cassa di Risparmio in Bologna, particolare).


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